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Napoli, città ostaggio della politica urlata

Opinionista: 

La pandemia ha esaltato, ancor più, la carenza di proposte politiche ed attenzione delle istituzioni ai reali problemi dei cittadini. La politica è divenuta ormai, in ogni suo ambito, nazionale e locale, un grande set in cui la priorità degli esponenti politici ed istituzionali è divenuta l’apparizione a mezzo social al sol fine di attaccare gli avversari, con esibizioni che vanno oltre la classica macchietta napoletana e corroborate, spesso, da toni alti e sfottò personali. La rincorsa esasperata alla acquisizione del consenso ha trasformato i cittadini in spettatori di sketch di questo o quel personaggio che, avendo oltrepassato il confine della demagogia, hanno superato anche quello della decenza. La conseguenza di questo scempio è la perdita di ogni speranza di rivalorizzazione di una città straziata dalla assenza di una identità culturale ormai persa da tempo. La cura dell’ego di chi amministra ha determinato il decadimento politico e culturale della collettività, privando quest’ultima dell’occasione di poter riemergere da un impoverimento sociale, economico e intellettuale che provocherà, a medio termine, la debacle di intere categorie. La mancanza di dialogo e collaborazione istituzionale, o meglio, un dialogo fondato non sulla risoluzione dei problemi ma sulle invettive personali, provoca solo sconcerto in un momento storico in cui sarebbe bene sostenere le categorie produttive e le fasce realmente deboli. Questi atteggiamenti inducono a pensare che non vi è alcuna visione di politica progettuale e che, quindi, sono utilizzati come arma di distrazione di massa. In questo triste scenario, fatto di ripicche e vendette personali ordite con funamboliche dichiarazioni e contestuali smentite, iperbolici slanci di apertura al dialogo ed immediati rilanci di dichiarazioni di guerra, non resta che assistere increduli. Se prima i comunicati erano attesi con l’intento di essere notiziati sull’andamento della curva epidemiologica e degli adottandi provvedimenti, da un po’ di tempo ci si collega alle piattaforme social per assistere attentamente alle gags e alle immediate risposte degli avversari. Se le frontiere del populismo sono state oltrepassate e si è entrati in una nuova fase della politica cittadina, il macchiettismo, pare proprio che i protagonisti e i loro accoliti non si lascino scalfire dalle critiche che provengono, sempre più numerose, da ogni ambito. Se i servizi essenziali, i trasporti, l’igiene urbana, la sicurezza, l’istruzione, il lavoro e l’assistenza ai più bisognosi divengono slogan e null’altro, nel silenzio di una città che annaspa, si ha la netta percezione del sincero disinteresse da parte di chi, ad ogni livello, amministra. E intanto Napoli muore.