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Ora serve coraggio: Bellanova premier

Opinionista: 

Secondo alcuni studiosi di storia antica e dei remoti orientamenti edilizi, i conventi furono costruiti - né troppo vicini né troppo lontani dal centro abitato e sempre su una superficie più elevata - per favorire una formazione più giusta e corretta per quanti sceglievano la via del chiostro. Così si consentiva di seguire la vita, mantenerne una giusta distanza di equilibrio, di (conoscenza e di distacco dalle ambasce temporali e di poterla meglio seguire e valutare con la ulteriore possibilità di avere una visione del mondo meno angusta. Il palazzo del Quirinale, costruito nel 1573, storica residenza pontifica con Papa Paolo VI Borghese, da Gregorio XIII fino a Pio IX , poi, nel 1870 con la presa di Porta Pia dimora del re, e, in seguito, dal 1946 residenza ufficiale del Presidente della Repubblica è tutt’altro che un convento con i suoi fastosi saloni e i giardini da Eden. Anche se non è un convento, i principi di edilizia conventuale spesso però hanno orientato scelte e comportamenti dei vari e differenti inquilini del Colle. Stavolta nel guado di una crisi politica molto delicata, che si va incattivendo sempre di più, per uscire da tradizionali logori canovacci, ci vuole molto più coraggio. Come lo ebbe Cossiga quando, nel luglio del 1987, per favorire una tregua tra Dc e Psi, da tempo ai ferri corti, a sorpresa diede l’incarico di formare il governo a Giovanni Goria, ministro del Tesoro in quello precedente, inimicandosi De Mita, che si sentì tradito e offeso dando già scontato il suo incarico. Fu tanta la delusione che “il Mattino” , allora filodemitiano, il giorno dopo, sintetizzò ogni commento con un titolo a nove colonne, inusuale e però molto acido: “Giovanni Goria figlio di Francesco”. Tornando alle odierne grane, Mattarella che, nel 2018, ebbe molto coraggio nel dare disco verde a un governo innaturale M5S-Lega , e ancora di più in quello successivo del ribaltone, dopo tante innegabili delusioni, ora può ripescare una sua lontana felice idea, fatta balenare in quei giorni . La possibilità di avere finalmente a Palazzo Chigi una donna, rompendo una prassi anacronistica di presidenti del Consiglio solo uomini. Che allora fu archiviata da una logica assurda, nonostante i giuramenti “piazzaioli” dei grillini, freschi di promesse nel voler cambiare l’universo mondo. Salvo… intesa. Ora l’odierno stallo istituzionale molto grave, dopo i flop contiani, può forse essere risolto puntando sul coraggio della razionalità, su Teresa Bellanova, la ministra venuta dai campi, che non ha “tituli” accademici e voglia smodata di medaglioni come il premier ma tanto carattere e determinazione. Ha studiato sotto gli alberi e conosce la durezza della vita più di un sedicente “avvocato del popolo”. Per come sono giunte a stare le cose da “muro contro muro” tra Conte e Renzi , come lo fu tra Craxi e De Mita, la scelta più giusta e rassicurante per uscire da un circolo vizioso ha questo nome e tante connesse garanzie: efficienza, coraggio, coerenza, franchezza, doti difficilmente rintracciabili nella politica. Sindacalista storica nelle organizzazioni dei braccianti, a venti anni già coordinatrice regionale delle donne Federbraccianti , ha un primato ineguagliabile, che è stato molto decisivo nella lotta contro il caporalato. Non è più tempo, per dirla con il filosofo, ripetiamo il filosofo, Biagio De Giovanni, di “fatui affabulatori”; ma di gente concreta, di una “leonesse”, che sa lottare e ha saputo rinfacciare al Premier con civiltà il suo debole messaggio di solidarietà agli americani. Sottolineando che per essere sul serio sincero, avrebbe dovuto fare nomi e cognomi del vero responsabile morale dell’assedio alla democrazia. Ma “Giuseppi” non poteva, con lo sponsor del ribaltone, il caro amico Donald. Meriterebbe un tapiro.