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Ricordiamoli tutti i magistrati uccisi

Opinionista: 

Sabato scorso è stata ricordata la strage di Capaci del 23 maggio ’92 quando un tratto dell’autostrada che collega Palermo all’aeroporto di Punta Raisi saltò in aria proprio nel momento in cui vi transitavano le auto con a bordo Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo e i poliziotti della scorta. Una morte orrenda decisa dalla mafia palermitana con una modalità spettacolare per mostrare la capacità di eliminare i suoi nemici. Hanno espresso il cordoglio dell’intero Paese il Presidente della Repubblica, i presidenti del Parlamento, l’Anm, il Csm, i ministri, i parlamentari, la stampa e le televisioni. La gente ha partecipato esponendo lenzuola bianche ai balconi e alle finestre. E, con le stesse limitazioni dovute al Coronavirus, il 19 luglio sarà ricordata la strage di via D’Amelio, dove un’autobomba fatta esplodere dalla mafia fece saltare in aria l’auto di Paolo Borsellino e dei poliziotti della scorta. E sparì la famosa “agenda rossa”. Grazie a un meccanismo mentale tutto da svelare Falcone e Borsellino sono diventati gli “eroi della lotta alla mafia” e perciò meritevoli di essere ricordati in film e sceneggiati televisivi, in libri e tesi di laurea, con la dedica di aeroporti, strade e piazze di mezza Italia, aule universitarie ed edifici pubblici. Una foto che li ritrae sorridenti è stata esposta per mesi sulle facciate di molti palazzi di Giustizia e viene continuamente mostrata in televisione quando si parla di lotta alla mafia. Dubito molto che sarà ricordata la strage del 29 luglio 1983 di via Pipitone di Palermo, dove il Procuratore Rocco Chinnici venne dilaniato dall’esplosione di un’autobomba imbottita di tritolo piazzata dalla mafia sotto casa sua (fecero la stessa fine i poliziotti di scorta e il portiere dello stabile). Chinnici formò il primo pool antimafia, chiamandovi i giovani Falcone e Borsellino, e istruì il maxiprocesso che si concluse dopo la sua morte con pesanti condanne di centinaia di mafiosi. Sono però sicuro che, come sempre, nessuno ricorderà Agostino Pianta, ucciso nel suo ufficio il 17 marzo 1969, Pietro Scaglione, ammazzato assieme all’agente di scorta il 5 maggio 1971 (la sua morte violenta è stata ricordata nel film “Cadaveri eccellenti” di Francesco Rosi), Francesco Ferlaino, ucciso il 3 luglio 1975, Francesco Coco, assassinato l’8 giugno 1976 assieme ai due agenti della scorta, Cesare Terranova, ex deputato comunista, massacrato a colpi di mitraglietta il 25 settembre 1979 assieme al poliziotto di scorta, Mario Amato e Gaetano Costa, ammazzati il 23 gennaio e il 6 agosto 1980, Giangiacomo Ciaccio Montalto ucciso il 26 gennaio 1983, Alberto Giacomelli, trovato morto dentro la sua auto il 14 settembre 1988, Antonio Gaeta , ucciso il 25 settembre 1988 assieme al figlio Stefano, Rosario Livatino, massacrato da killer mafiosi nella sua auto il 21 settembre 1990, e Antonio Scopelliti, freddato dalla ‘ndrangheta il 9 agosto 1991 mentre trascorreva le vacanze estive a Campo Calabro, sua città natale. E, come sempre, nessuno ricorderà i magistrati vittime del terrorismo nero e rosso. Antonio Occorsio ucciso da un commando neofascista il 10 luglio 1976, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione uccisi dalle Brigate Rosse il 14 febbraio e il 10 ottobre 1978. Fedele Calvosa, freddato dal terrorismo nero l’8 novembre 1978, Emilio Alessandrini, massacrato nel suo ufficio con dieci colpi di pistola il 24 gennaio 1979, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini e Guido Galli uccisi barbaramente dai brigatisti rossi di “Prima Linea” il 16, il 18 e il 19 marzo 1980 secondo un preciso disegno terroristico, e Bruno Caccia ucciso dalla ‘ndrangheta il 26 giugno1983. Penso che questo sia un comportamento fazioso e ingrato, indegno di un paese civile. Rinnovo perciò la richiesta al Parlamento, fatta alcuni anni fa assieme al compianto amico Raffaele Raimondi, giudice della Corte di Cassazione, di istituire la “giornata della memoria” per ricordare tutti i magistrati, caduti nella lotta alla criminalità.

g_mazziotti@yahoo.it