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Serve il Var in campo anche per le imprese

Opinionista: 

La differenza calcistica tra il Napoli e la Juventus, che si sono contesi il primato del torneo italiano fino alle ultime giornate, sono un bell’esempio anche per proporre un parallelismo tra la grande impresa e la piccola e media impresa. La Juventus rappresenta la grande impresa che, con il suo fatturato, ha “triturato” negli ultimi 7 anni tutti i club suoi avversari. Il Napoli, invece, che possiamo paragonare alle Pmi, con la sapienza imprenditoriale del suo management, si è più volte avvicinato alla vittoria dello scudetto, nonostante il grande divario economico che insiste tra le due squadre. Ebbene, come ha fatto il club di Aurelio De Laurentiis a mettere in “pericolo” cotanta corazzata sportiva bianconera? Sicuramente grazie alle idee, alla capacità, e quindi alle competenze, del proprio board e del proprio allenatore, che hanno utilizzato i fattori produttivi (squadra etc...), già a disposizione di un precedente allenatore (Benitez), portandoli però ad un livello di prestazioni sicuramente superiore rispetto a quelle offerte in precedenza. Questo vuol dire che le competenze e la capacità professionale, la motivazione sono fondamentali nel raggiungimento degli obiettivi finali e riescono a sopperire alla mancanza di capitale. Ma se facciamo attenzione, il predominare del capitale (la Juventus), è contraddistinto pure da contestazioni sul rispetto delle regole da parte dei competitor che cercano di far leva invece sulle capacità lavorative, sulle sole competenze (il Napoli). Questo perché per la grande impresa, che ha un potere contrattuale sicuramente superiore rispetto ai più piccoli, il livello di burocrazia, e quindi di ostacoli amministrativi, è certamente più basso rispetto alla piccola media impresa (il Napoli). Possiamo mai tollerare questa differenza che, nel calcio, si chiama sudditanza psicologica di chi deve far rispettare le regole del gioco, ossia gli arbitri? Questa situazione di sudditanza e, quindi, di barriere più alte al raggiungimento degli obiettivi delle Pmi, genera un depauperamento del tessuto imprenditoriale e sociale senza limiti. Nessuno interviene: né la politica né i sindacati né le imprese, per il tramite delle loro associazioni datoriali... Perché? È evidente che il gigantismo industriale finanziario ci ha portato, contrariamente ai dettami dei nostri Padri Costituenti, in questa fossa del degrado sociale ed economico. Allora, per quale motivo proseguire? Perché continuare con questa politica dell’oligopolio e non avvicinarsi alla libera concorrenza dove tutti – e diciamo tutti – hanno la possibilità di affermarsi (e di vincere lo scudetto)? Questa visione terrificante dell’“esproprio liberista”, del “grande è bello”, ha portato livelli di disoccupazione enormi a causa del cambiamento della visione di sviluppo economico, imperniato sulla finanza e non più sull’industria e quindi non più sull’economia reale. E i lacci per lo sviluppo delle Pmi rimangono evidenti. Di conseguenza, la crescita, secondo noi, non può prescindere dallo sviluppo delle Pmi e dal rispetto delle regole in economia. Per far questo, c’è bisogno del Var anche in economia. E noi, come Confapi, abbiamo individuato questo sistema per il Meridione, che manco a farlo a posta rappresenta il maggior numero di piccole e piccolissime imprese, nella nuova “Agenzia di sviluppo per il Sud”. Agenzia che commissari l’applicazione della volontà politica nel caso in cui gli enti territoriali carenti e molto spesso ai limiti della legalità non ne siano capaci. Strumento, dunque, che sia in grado anche di strutturare programmi di investimento e progettualità della Pubblica Amministrazione bancabili. Che cosa aggiungere, allora: solo con il rispetto delle regole e delle competenze e delle capacità professionali, noi tifosi del Napoli possiamo sperare di vincere lo scudetto l'anno prossimo con un nuovo allenatore in panchina, l'anti-juventino Carlo Ancelotti. A buon intenditor...