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Sono undici i Comuni che non hanno progetti

Opinionista: 

Undici Comuni della provincia di Napoli rischiano di perdere i fondi stanziati dalla Città Metropolitana nell’ambito del Piano strategico. Sono in ballo 45 milioni di euro, che resteranno inutilizzati o saranno impiegati per altre destinazioni. Il motivo dell’inadempienza è stato icasticamente indicato dal Direttore Generale della Città Metropolitana, Giuseppe Cozzolino: “Proposte prive di dati essenziali minimi per poter essere finanziabili”. Cozzolino ha concesso altri sette giorni agli amministratori, ma, a leggerne le repliche, la proroga poteva essere evitata. “Troppo poco, così è una presa in giro”, commentano più o meno compatti. C’è chi, come il sindaco di Casoria, si giustifica sottolineando che il Comune è in dissesto, dispone solo di un funzionario e di un dirigente. Ma c’è anche chi, come il primo cittadino di Torre del Greco, ritiene fuori luogo la richiesta di presentare dei progetti e, c’è da scommettere, valuta il Piano strategico della Città Metropolitana come una cornice vacua, una sovrastruttura che non ha senso. Al punto da dichiarare: “Quei soldi spettano ai cittadini, sarebbe stato meglio versarli direttamente ai Comuni e basta”. In effetti, il criterio di assegnazione delle somme ai vari Comuni si fonda proprio sui residenti: 100 euro pro capite. Giovanni Palomba, il sindaco di Torre del Greco, finisce tuttavia per fare dell’umorismo involontario chiedendo l’erogazione dei suoi bravi 9 milioni “senza se e senza ma”. A quel punto, viene da rispondergli, viste le carenze di progettualità e di qualificazione dell’amministrazione che emergono dalla vicenda, perché non elargire i 100 euro direttamente ai cittadini torresi? A cosa serve il diaframma comunale? Questa storia, peraltro, è troppo seria per essere presa sul ridere. Dimostra da un lato le lacune che a ogni livello, ma ancor più su scala locale, condizionano l’attività di chi dovrebbe governare il territorio. Sotto un altro aspetto, costituisce un campanello d’allarme, in vista di partite molto più grandi come quelle che saranno avviate col Recovery Fund. Finché non si riqualificano le amministrazioni, il coordinamento centrale appare come l’unica strada per evitare sprechi e nefandezze, che comprometterebbero una opportunità irripetibile per il Paese e per il Sud. Occorre evitare che a decidere e a maneggiare quote ingentissime di fondi europei siano amministratori incapaci, funzionari incompetenti, strutture insufficienti per numero e qualità.