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Un altro DPCN: Decreto Perché so’ Cacchi Nostri

Opinionista: 

Dai e dai, alla fine l’operazione è riuscita: siamo di nuovo in guerra. Proprio come a marzo e aprile. Bravi. Bravissimi. Dopo una rara dimostrazione collettiva d’inettitudine e inefficienza, rieccoci alla casella di partenza del gioco dell’Oca del virus: tornati indietro di 9 mesi. Al punto che in Campania tra poco arriverà l’Esercito per allestire ambulatori e tendoni pretriage. Una Caporetto nazionale e regionale. E ora? Ora che la casa brucia, i politici continueranno a passarsi il cerino di mano in mano per vedere chi arderà per primo? Certo, allo stato Conte è il principale candidato. Ma non è affatto solo. Dai tamponi al tracciamento, dal trasporto pubblico alle terapie intensive, dai centri Covid per la quarantena alle mancate assunzioni di medici e infermieri, sono tante le colpe di palazzo Chigi. Ma cosa dovremmo dire delle Regioni? Hanno avuto il coraggio di proporre di testare solo i sintomatici e i loro contatti stretti: un po’ come abbassare le statistiche dei reati escludendo furti, rapine e omicidi. L’opposizione, invece, è passata dal chiedere di riaprire tutto durante l’estate a dare la colpa al Governo di non aver saputo tenere sotto controllo l’epidemia. I sindaci, poi, hanno buon gioco nello scaricare le responsabilità sui governatori, invocando giustamente la mancanza di poteri e soprattutto soldi. Mentre il commissario all’emergenza Covid, dulcis in fundo, non trova di meglio che accusare i governatori, a suo dire colpevoli di non aver iniziato ad allestire ospedali già a maggio. E come mai a giugno, a luglio, agosto e settembre nessuno ha chiesto conto dei ritardi che si stavano accumulando? Eppure erano sotto gli occhi di tutti. Come in un terribile déjà-vu, sembra di risentire lo stesso rimpallo delle responsabilità tra Stato e amministratori regionali di fronte all’urgenza di decretare la zona rossa lombarda in Val Seriana. Insomma, mentre il fuoco del contagio divampa, assistiamo all’unico gioco nel quale i nostri politici e burocrati eccellono da sempre: lo scaricabarile. Indegno. La situazione è talmente grave che ora - solo ora - nel palazzo prendono quota fuori tempo massimo ipotesi di rimpasti e governi di collaborazione nazionale. Fanno ridere: sono questi qui che dovrebbero unirsi per tirarci fuori dai guai? Forse, per provare a metterci una pezza ci vorrebbe davvero un Draghi o giù di lì. Ma in giro pare che non siano disponibili neanche quelli dei cartoni animati. Per forza: nessuno ha voglia di mettersi alla testa di questa comitiva di scappati di casa e rischiare di bruciarsi. Ora, mentre il Governo annuncia che sarà tre volte Natale e ristoro tutto l’anno (vedremo se alle parole corrisponderanno i fatti), nell’ultimo Dpcm continua a non esserci nulla di tutto quello che sarebbe necessario fare per provare ad arginare l’epidemia. Imporre restrizioni è semplice: mica c’è bisogno di pagare i politici per ordinare di abbassare le saracinesche. Basta un qualsiasi prefetto. Così facendo, misura dopo misura si arriva al lockdown e i casi calano. E poi? Senza un sistema di tracciamento e sorveglianza serio, se non metteremo in piedi ospedali, posti letto (anche ordinari, mica solo terapie intensive) e medicina del territorio ci ritroveremo punto e a capo. Allora che faremo? Richiuderemo di nuovo tutto dopo altri 2 mesi? Magari per trascorrere «una Pasqua serena», dopo che il premier ci ha promesso «un sereno Natale»? Siamo alla follia. Gli unici a dover modificare i loro comportamenti e il loro lavoro sono sempre i soliti noti: a famiglie, lavoratori e imprese vengono chiesti sempre nuovi sacrifici, alla macchina pubblica no. Le burocrazie statali e regionali, sanitarie e non solo, possono invece continuare come se fossimo ancora ad agosto, quando molti erano convinti che il peggio fosse passato. Per tutto il resto è già pronto il prossimo DPCN: Decreto Perché so’ Cacchi Nostri.