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Un reticolato di idee tra i confini del web

Opinionista: 

Scrivere è come seminare le proprie parole nel mondo. Tracce, impronte che serviranno, col tempo, a capire, a decodificare meglio ogni inquadramento politico, letterario, storico, economico, sociale. O, al limite, a ricostruire la biografia di qualcuno del quale si conosce poco, magari nulla. E non vale la pena, oggi, aggrapparsi alle missive del passato. Lì, certo, c’è una calligrafia più o meno elegante, magari qualche cancellatura, qualche segno di ripensamento, la possibilità di ricostruire un’ipotesi, ma la sostanza, in fondo, resta identica. Anche ora, attraverso le e mail, la prosa raffinata conserva un suo valore. Anzi, per certi versi, la potenzia perché la diffusione, la necessità della scrittura è un patrimonio di tutti, un confronto costante che obbliga ognuno ad alzare il proprio quoziente intellettuale. Poi, certo, molta roba finisce nel cestino del web, distrutta dalla necessità di preservare spazi d’azione, gigabyte sui quali disegnare nuove architetture, come se il nulla fosse il patrimonio più prezioso. Dimenticando che, probabilmente, la memoria conserva un valore maggiore e si irradia potente nello spazio e nel tempo. Il consumo di agende, moleskine, memo, quaderni, baedeker, resta, del resto, sempre particolarmente elevato. Perché pochi vogliono correre il rischio di vedere tutto, improvvisamente, cancellato da un’errata manovra sul web, da un inatteso salto di corrente. Perché ancor oggi, se non ti doti di strutture di duplicazione, la memoria di anni può essere cancellata in un attimo, divenendo praticamente irrecuperabile.   Ecco perché l’esperienza della carta e della scrittura, nonostante tutto, regge tenacemente anche alla giostra dei nuovi linguaggi. Quelli legati ai whatsapp e agli sms. Sempre più criptici, segnati da crasi profonde che riducono assottigliano, levigano il pensiero per restare, per twitter, nel recinto delle centottanta battute, il confine delle proprie ansie, dei propri sogni, dei propri interrogativi. Per segnare tristemente, giorno dopo giorno, il reticolato delle idee.