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Un’estate al mare in tutte le regioni

Opinionista: 

Va da sé che il 3 giugno il Governo faccia cadere l’ultima barriera, consentendo lo spostamento da una regione all’altra. Non farlo significherebbe riprecipitare nel lockdown - che evidentemente verrebbe “richiamato” per rischi epidemici (e non ce lo auguriamo, ovviamente) – e farebbe piombare il paese in una crisi economica bis. Non sfugge a nessuno cosa rappresenti la mobilità interregionale, quale che siano scopi, necessità o obiettivi. Vengono alla mente, fra l’altro, la voglia di tornare dai parenti (ormai “sconosciuti” da un centinaio di giorni) o di fare i primi tuffi, consentendolo di fatto anche ai cittadini delle cinque regioni non bagnate dal mare. In particolare si pensi all’“assatanata” Lombardia, sul piede di guerra sin da ora se non ci sarà “il rompete le righe”. Soffermiamoci sul comparto turistico. Abbiamo visto a Napoli come lo scorso week-end la stragrande maggioranza dei titolari di lidi fosse ancora disorganizzata, “stordita”, impegnata a fare i conti per le scontate, preventivate entrate e le immancabili, maggiori uscite. Il primo dei 10 e passa “comandamenti” è: “Emergenza epidemiologica da Covid-19. Non avrai altre misure di sicurezza anti-diffusione Sars-CoV-2 per attività ricreative di balneazione e in spiaggia”. E via via il protocollo (ormai imparato a memoria e che entrerà nei testi scolastici fra qualche anno), i cui punti cardine sono il distanziamento sociale, il kit protettivo, la pulizia, disinfezione e sanificazione. Ma il vero nodo dell’ordinanza regionale (in verità a maglie più larghe che altrove) è alle pagine 4 e 5 delle 15 totali): “...A tal fine dev’essere assicurato un distanziamento tra gli ombrelloni in modo da garantire una superficie di almeno 10 metri quadrati per ombrellone, indipendentemente dalla modalità di allestimento della spiaggia (per file orizzontali o a rombo). Le attrezzature complementari assegnate in dotazione all’ombrellone (lettino, sdraio, sedia) devono essere fornite in quantità limitata al fine di garantire un distanziamento rispetto alle attrezzature dell’ombrellone contiguo di almeno 1,5 metri; le distanze interpersonali possono essere derogate per le persone che in base alle disposizioni vigenti non siano soggette al distanziamento interpersonale. Tra le attrezzature di spiaggia (es. lettino, sdraio, sedia), ove non allocate nel posto ombrellone, deve essere garantita la distanza minima di 1,5 metri l’una dall’altra...”. È qui che si racchiude - restando in tema - il “bagno” che subiranno i concessionari. È il cappio della restrizione degli spazi disponibili, a maggior ragione se le spiagge sono nu’ murzill (poco saporito). Il gioco varrà comunque la candela, anche se la percentuale di perdita rispetto al 2019 - per palesi motivi - non si conoscerà mai. Un esempio, tanto banale quanto esemplificativo, per fotografare i ridotti guadagni: è come se un bar, “abituato” a fare cento caffè, scendesse a 70 tazzine, piuttosto che a 50 o 20. In più, potrebbero esserci “ritocchi” dei prezzi, con buona pace delle famiglie. Ma piace ricordare, come auspicio finale, le parole di una nota canzone: “Un’estate al mare, voglia di remare, fare il bagno al largo, per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni. Un’estate al mare, stile balneare...”. Non ce ne vogliano agriturismi, monti, laghi o campagne.